Scultura di Giovanni Paolo II
Description
Ad un occhio attento la scultura di Giovanni Paolo II che ci viene proposta da Fiorenzo Bacci non rimanda semplicemente alla consueta immagine del Pellegrino della Speranza, del Pastor Angelicus che eravamo abituati a vedere durante i numerosi viaggi internazionali compiuti per portare ovunque Cristo e la Parola di salvezza,bensì ad una dimensione trascendente ed eterna.
Nella scultura di Bacci,il Pontefice è colto nella sua nuova forma di prossimità a Dio, ex parte Dei.
Sono scomparsi i limiti dello spazio temporale, la figura è trasmutata, in una radicale mutazione che rivela non una nuova forma ma il disvelarsi di ciò che l’uomo è da sempre, seguendo il trapasso da questo mondo ad una sfera celeste che gli è propria( Fil. 3,21 ).
Risurrezione come forza divina creatrice che nuovamente si impegna sull’uomo,risurrezione come nuova creazione (Gv 2,20 ). La forma umana cesserà come cessa l’imperfetto nel perfetto, la via nella meta, l’attesa nel compimento; la nuova forma sarà definita dallo spendore di Dio che abita una luce inaccessibile, che nessun vivente in questo mondo ha visto, che supera speranze e desideri. Tale forma fin d’ora ci illumina con la promessa che anche noi saremo in Lui quando “ Cristo sarà tutto in tutti “.
A rivelarcelo sono i segni che, come i pellegrini di Emmaus, dobbiamo imparare a leggere in Lui.
Il volto di Giovanni Paolo II appare somigliante nel profilo per chi conserva il suo ricordo e nello stesso tempo, in una visione frontale, trascendente.Gli occhi , uno rivolto al presente e uno al passato, come il Padre.Le sopracciglia e le pieghe caratteriali leggermente corrugate formano il disegno di una colomba.
Si assiste così alla trasformazione di un viso che è già nella contemplazione dell’amore di Dio.
Il pontefice è scalzo, come un novello Francesco, che tanto si è speso per la pace proprio nella sua Assisi.
Anche la palma, anziché il pastorale, ci richiama al concetto e ci rimanda alla domenica delle Palme e alla festa dei giovani, ai quali rivolge ancora l’esortazione “ non abbiate paura “ che può essere letta sulla stola in ebraico antico.
E’ senza la camicia : “ Per te Israele ho denudato il mio braccio ”, e le vesti liturgiche del sacerdozio rimandano sia al Sudario con il quale venne avvolto il corpo di Gesù come, grazie alle loro linee dinamiche, alle vesti splendenti della Risurrezione.
Sulla mitria il Cristo Risorto, immagine del Cristo Immolato e la corona di spine a testimonianza della sofferenza che Karol Wojtyla ha affrontato, particolarmente negli ultimi anni della sua vita. Tre chiodi della Passione sul paliotto a ricordo dei dolori sofferti con infinito coraggio e rassegnata fermezza: “ In verità vi dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo…, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” ( Gv, 21,18).
La sua figura umana e soprannaturale che già vede il volto del Padre e diventa per noi un faro che illumina il nostro cammino e indica a tutti noi la meta : il Regno dei Cieli che inizia quaggiù e ha il suo compimento nell’eternità di Dio.
“ Artista capace di infondere nella materia i sentimenti sublimi dell’animo e dello spirito “ Marcello Olivi